Rivista tecnico-scientifica per l'allenamento del Triathlon
Articolo di Giugno 2018: autore LUCA MATIA GOZZI
“TECNICA DI NUOTATA: ANALISI BIOMECCANICA DELLA
BRACCIATA”
Il
nuoto è in assoluto lo sport più costoso dal punto di vista del dispendio
energetico. Si pensi infatti al solo fatto che si pratica nell’acqua, un fluido
circa 830 volte più denso dell’aria. Un metro cubo di aria infatti ha un peso
di circa 1,2 kg, mentre un metro cubo di acqua di circa 991 kg. Capiamo quindi
quanto sia più dispendioso spostarsi nell’acqua, piuttosto che nell’aria.
Inoltre nel nuoto in acque libere, l’atleta si scontra contro onde, correnti e
vortici, che sicuramente non migliorano la scorrevolezza del corpo. Infine, nel nuoto, l’atleta si trova in
posizione orizzontale, mentre in qualsiasi altro sport terrestre, la posizione
del corpo è verticale: anche questo contribuisce ad aumentare la difficoltà di
avanzamento in quanto l’uomo nasce per svolgere sforzi intensi nella posizione
eretta. Tutte queste situazioni creano una naturale difficoltà all’avanzamento
di un corpo in acqua. Il C, o costo energetico del nuoto, inoltre, aumenta
drasticamente nel momento in cui l’assetto del corpo dell’atleta e la sua
tecnica di nuotata sono scorretti. Il primo, l’assetto, è il posizionamento del
corpo in acqua; abbiamo assetto corretto nel momento in cui il punto di
incontro dei piedi durante la gambata, il bacino e la testa formano una linea
retta e parallela alla superficie dell’acqua. L’assetto non è corretto quando
la linea del corpo affonda posteriormente, cioè nella parte degli arti
inferiori, oltre i 10° rispetto alla superficie dell’acqua. Questo è causato da
tre fattori: scarse doti naturali di galleggiamento del corpo, posizionamento
sbagliato della testa (troppo alta o rivolta verso avanti) e scarsa azione
propulsiva della gambata. Per tecnica invece si intende l’insieme dei movimenti
di gambe e braccia che creano la velocità di avanzamento: i movimenti, per
garantire prestazioni di alto livello, devono essere nello stesso tempo economici
ed efficaci. Analizziamo ora in modo dettagliato l’intero ciclo di bracciata
per capirne con precisione le varie fasi. Lo
stile libero moderno finalizzato al triathlon, al mezzo fondo ed al fondo,
prevede una bracciata in ampiezza, con una fase di appoggio del braccio avanti
e supportata da una gambata costante e continua, più o meno intensa a seconda
della distanza che si deve nuotare. Questa nuotata porta ad avere un grande
scivolamento ed appoggio in avanti, riducendo così l’attrito dell’acqua e garantendo
grandi velocità a bassi costi energetici. Ottimi esempi di atleti che applicano
questa nuotata sono per esempio Ian
Thorpe, Micheal Phelps, Sun Yang, Emiliano Brembilla, Grant Hackett ed Oussama
Mellouli, tutti nuotatori di livello mondiale. Possiamo suddividere il
ciclo di bracciata in quattro fasi:
Ingresso,
Appoggio e Presa: è la fase nella
quale la mano e il braccio entrano in acqua e si posizionano in modo corretto
per iniziare la fase di trazione creando propulsione. Le spalle sono piatte
sulla superficie dell’acqua. Le dita, distese ma senza troppa tensione, entrano
in acqua 25-30cm davanti alla testa sulla linea della spalla e tirano in acqua
la mano e l’avambraccio mentre il gomito si sta distendendo. Durante l’ingresso
in acqua del braccio, le spalle ruotano dalla parte opposta. Nel momento in cui
il braccio è totalmente disteso in acqua, le spalle arrivano ad un rollio di
circa 80°. Il braccio è disteso ad una profondità di circa 10-15 cm. Il braccio
resta in appoggio e scivola, disteso in avanti supportato da una costante
gambata fino a quando il braccio che sta recuperando fuori dall’acqua arriva
sopra alla spalla (il braccio in acqua si ferma cioè di un quarto di giro del
braccio che sta recuperando fuori dall’acqua). A questo punto la mano del
braccio disteso in avanti si flette leggermente verso il basso andando in
posizione di presa.
-
Trazione: questa fase inizia nel momento in cui le spalle
iniziano nuovamente il rollio verso il fianco opposto. Allora l’avambraccio
scende agganciandosi sull’acqua e tirando il corpo avanti, mentre la posizione
del braccio resta ferma e parallela alla superficie dell’acqua. Quando
l’avambraccio è sceso di circa 30° rispetto al braccio, allora inizia la
trazione anche del braccio, bloccando a questo punto l’articolazione del
gomito. In questo modo si forma una leva favorevole chiamata a “gomito alto”.
Immaginiamo cioè una linea retta che collega la spalla alla mano quando il
braccio è sceso di 45° verso il basso: il gomito deve rimanervi al di sopra. La
trazione continua fino a quando la mano arriva sotto alla linea della spalla.
In questo momento le spalle sono totalmente ruotate per permettere alla mano di
tirare il corpo avanti andando ad ancorarsi alla massima profondità.
-
Spinta: la fase di spinta rappresenta il momento più
propulsivo del lavoro subacqueo del braccio. Le spalle iniziano nuovamente il
rollio dalla parte opposta, il braccio spinge acqua indietro senza cedimenti di
forza, in modo progressivo. La linea di spinta è retta, senza curve, sotto al
corpo. Questo garantisce al nuotatore la massima spinta in avanti, senza
sbilanciamenti del corpo laterali o basculamenti. Ogni spinta dell’acqua in una direzione non
contraria alla linea di avanzamento, è da considerarsi scorretta. Questa fase
termina nel momento in cui il tricipite è completamente disteso lungo il
fianco, ad una profondità di circa 5-10 cm. Nelle nuotate in allenamento a
ritmi aerobici o di soglia è molto importante curare la parte finale della
spinta, in quanto, nella velocità di gara, è poi normale tendere ad accorciare l’ampiezza
di bracciata. Le spalle continuano a ruotare fino alla fine della spinta.
-
Recupero
aereo e Respirazione: terminata
la fase di spinta, inizia il recupero del braccio fuori dall’acqua. Le spalle
sono ferme e ruotate, il braccio avanti in acqua è in appoggio mentre l’azione
della gambata crea avanzamento. Allora, senza pausa tra la fine della spinta e
l’inizio del recupero, il gomito si alza sopra il corpo tirandosi dietro
l’avambraccio e la mano che restano rilassate; la mano sfiora il corpo, poco
sopra alla superficie dell’acqua. La respirazione, o meglio l’ispirazione,
avviene nel momento in cui il braccio è esattamente sopra alla spalla, dopo che
l’avambraccio supera la linea della testa. La respirazione infatti è
posticipata, nel triangolo formato da braccio, avambraccio e acqua. Questo è il
momento di massimo galleggiamento del corpo, in quanto in questa fase, come
abbiamo visto in precedenza, l’avambraccio del braccio in acqua disteso in avanti
inizia la fase di abbassamento e trazione. Quindi il miglior momento per
ruotare la testa dall’acqua per respirare. La respirazione dev’essere veloce,
la testa resta piatta sull’acqua e si ruota fino a far uscire dall’acqua solo
mezzo visto. Dopo di che il braccio termina il recupero e si immerge nuovamente
in acqua per ripetere l’intero ciclo.
Questa nuotata è adatta ad atleti che hanno acquisito
una buona dimestichezza e controllo dei movimenti in acqua e che abbiano un
buon allenamento delle gambe. E’ fondamentale raggiungere un buon rollio delle
spalle in quanto così si ottiene ampiezza e profondità di bracciata, grande
idrodinamicità e maggior espressione di forza durante trazione e spinta grazie
all’intervento dei muscoli gran dorsali. La fase di scivolamento in avanti del
braccio garantisce all’atleta galleggiamento e stabilità ed inoltre fa si che
ci sia sempre un braccio in appoggio e in trazione nel “quadrante frontale
anteriore”. La respirazione posticipata evita possibili affondamenti del corpo
e non crea interferenza e disordine motorio durante la fase di spinta, che
rappresenta il momento di maggior avanzamento del corpo. Questa tecnica di
nuotata, chiamata “alternata” (ma questo non significa che sia in assenza di
continuità), riduce di circa il 30% il costo energetico dell’atleta.
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